Ulassai. Un sito diventato punto di riferimento per
tutti coloro che cercano notizie di Ulassai, ricco di storie e
curiosità. Come quella di Carolina Usai, ragazza argentina di
25 anni, che ha riconosciuto nel sito dell’Associazione Sa
Perda e Su Entu una foto del padre, Efisio Usai, figlio di un
ulassese emigrato in Argentina nel 1927. Carolina ha
contattato l’associazione, che l’ha aiutata ad avere notizie
dei suoi parenti di Sardegna. L’anno dopo è arrivata ad
Ulassai, nella terra di suo nonno che neppure suo padre aveva
mai visto e ha potuto abbracciare gli zii Angela, Maria,
Vittorio e Raffaele. Vicende come quella di Carolina sono
ormai abituali per i soci del sodalizio . «Spesso veniamo
contattati dal Sudamerica e dagli Stati Uniti, da nipoti e
pronipoti dei ragazzi che lasciarono Ulassai per cercare
fortuna in America e che oggi scrutano internet, si
riconoscono nei volti delle nostre foto, la maggior parte
senza nome, e ci aiutano a continuare a scrivere questa
storia», dice Giuseppe Cabizzosu, webmaster e presidente
dell’Associazione Sa Perda e Su Entu, che ha messo a
disposizione di un vasto archivio di immagini, frutto di un
paziente lavoro di ricerca e catalogazione e della generosità
di coloro che le hanno rese disponibili. «Con l’aiuto dei
visitatori del sito stiamo lentamente dando un nome alle
immagini che abbiamo pubblicato, e ci rivolgiamo a tutti
quelli che pensano di poterci aiutare, perché il compito è
arduo». Lo scopo dell’iniziativa è quello di riscoprire la
storia di Ulassai attraverso centinaia di immagini, oltre 700,
divise per aree tematiche, una miniera di notizie e storie.
Questi ritratti color seppia, frammenti di vita di Ulassai,
appartengono spesso a emigrati in Svizzera, Germania e
Americhe, che spedivano ai parenti le immagini della loro
fortuna. Spesso non sono associate a un nome, ma i loro
parenti, da tutto il mondo, partecipano già attivamente alla
ricerca. All’associazione si stanno attivando per rendere
la ricerca delle immagini più semplice tramite un motore di
ricerca, che permetta di restringere il campo di indagine. Di
rilievo, tra le tante curiosità che in questi mesi hanno
caratterizzato il lavoro dell’associazione, la richiesta
giunta dall’Iraq, dal contingente italiano si stanza a
Nassirya, che impegnato in un ricerca sulla storia della
Brigata Sassari, ha chiesto all’associazione di poter
utilizzare le immagini sbiadite dei sassarini di Ulassai
presenti nel sito. Testimonianza quest’ultima dell’ottima
qualità del lavoro svolto ma soprattutto delle infinite
possibilità offerte dalla rete. Scorrendo le centinaia di
immagini presenti sul sito accade di trovare delle foto molto
curiose. Il soggetto di una di queste foto è una ragazzina di
14, massimo 15 anni, ritratta in piedi. Era appena deceduta, i
parenti non avevano neanche una sua immagine e quindi scelsero
di ritrarla, nei suoi abiti più belli, prima di darle
sepoltura. In pochissimi all’epoca possedevano una fotografia
e in quel caso la custodivano gelosamente. L’uso di
fotografare i congiunti immediatamente dopo la morte era molto
diffuso agli albori della fotografia nell’isola, come estremo
tentativo di custodire il volto dei propri cari, fissandoli
come per magia sulla carta.
Simone Loi |